Mimì non ha coraggio di visitar Sabina in ospedale, ancora piena com'è di sensi di colpa; poi va a trovare Mary: questa sottopone quindi Mimì ad un allenamento massacrante in un campo situato nei pressi di una fabbrica e ciò per farle provare le stessa esperienza vissuta da Sabina; lei lo accetta senza fiatare, quasi volesse autopunirsi. Mimì infine comprende come la propria autorità di capitano non possa dipendere solamente da quanto è severa, ma soprattutto dalla capacità di capire le difficoltà delle compagne e di parlare apertamente con loro.