Roma, fine anni Settanta. Sono anni turbolenti. Il Libanese, ambizioso leader di una piccola ma agguerrita batteria di Trastevere, ha fatto la gavetta maturando una convinzione: se comandano tutti vuol dire che non comanda nessuno. Roma è lì, in attesa di qualcuno che abbia il fegato e la forza di prendersela. Ma coraggio e idee non bastano. Servono uomini e, a parte i fidati Dandi, Bufalo e Scrocchiazeppi, Libano ha pochi effettivi. E poi servono le armi e, soprattutto, i soldi per comprarle. È in questo momento che il Libanese fa un incontro decisivo con Il Freddo e la sua batteria (i fratelli Buffoni e Fierolocchio) che, pure loro, vivacchiano in attesa della grande occasione. Libano e Freddo sono diversi come il sole e la luna, ma si capiscono al primo sguardo. Una stretta di mano e le due batterie diventano una banda, anzi la Banda. Abbastanza forte da mettere a segno il grande colpo che Libano progetta da tempo: rapire il barone Rosellini. Al momento di spartirsi i due miliardi del riscatto Libano e Freddo propongono ai loro compagni di non buttare i soldi in donne, droga e champagne, ma di tenerli insieme e investirli per prendere in mano il mercato della droga. Tutti accettano. La nuova banda deve crescere e, per farlo, ha bisogno di canali, alleanze, accordi. Il primo e più importante viene siglato con uno dei boss più forti della città: il Sardo, uomo della camorra sulla piazza romana. Il Sardo accetta di entrare nel sodalizio criminale alla pari con il Libanese e porta in dote i suoi contatti e i suoi uomini, Ricotta e Trentadenari. Libano e i suoi ora sono liberi di muoversi: decisi, affamati di potere, sanguinari se occorre e gli affari cominciano a girare. Con le buone o con le cattive le bande di Roma chinano il capo davanti ai nuovi arrivati. Tutte a parte quella del Terribile che, tra i tanti ducetti di Roma, è quello più restio ad accettare la loro ascesa. Una dimostrazione di forza che il vecchio boss pagherà con la vita. Ora, davanti al