La scena tra il Tachikoma ed il nonnetto ha un che di religioso, ma d'altri tempi. Per qualche misterioso motivo il nonnetto capisce quanto è umano il Tachikoma, capisce le sue preoccupazioni, e gli regala nientemeno che una granata che aveva conservato nel suo scatolone di effetti personali da chissà quanto tempo. I Tachikoma superstiti, quelli che per diversi motivi non sono stati smantellati, hanno ora un'arma (un'unica arma, un unico colpo). La scena ha un che di commovente, che ci fa per un attimo dimenticare che il "passo" l'autore lo ha già fatto: una persona assai anziana (dunque presumibilmente senza impianti cyborg) fa "testamento" (regalando tutto ciò che possiede, a costo di perdere la presenza del Tachikoma e dell'affetto reciproco) come se si trattasse della persona che più l'ha voluto bene durante la sua vecchiaia. L'autore, insomma, presenta sfacciatamente il Tachikoma come ormai umano (umanizzato) a tutti gli effetti. Davvero commovente.
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